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Riparazione o Guarigione

Riparazione o Guarigione

Come in tutti i tempi il disaggio umano purtroppo si presenta ancora a noi uomini e donne moderni come una realtà che resiste, logora e stenta a scomparire. Nessuno può negare che su vari punti di vista l’uomo contemporaneo è riuscito meglio di altri tempi a ridurre l’impatto e la ricorrenza di mali, fisici e psichici, che da sempre hanno messo sotto scacco l’essere umano. Purtroppo i grandi sforzi prodotti per sconfiggere questi mali non sono bastati per segnare la nascita di un’epoca diversa. Il processo di secolarizzazione che ha tolto alla religione la gestione e organizzazione di ambiti centrale della vita, ha imputato alla religione non solo l’incapacità di gestire i disaggi umani ma addirittura la responsabilità del loro incremento. Ma con la secolarizzazione i mali umani hanno semplicemente cambiato registro e forma ma purtroppo non sono scomparsi. Questo non significa affatto che la secolarizzazione sia stato un processo negativo. Anzi, a livello medico e psicologico, esso ha garantito la comprensione, la lotta e la limitazione di mali secolari, garantendo così un livello di vita superiore.

Ma nella sua riuscita risiede forse anche il suo grande limite. Ed il grande limite della secolarizzazione applicata ai mali umani, è quello di aver disincantato la psiche ed il corpo. Se in tempi pre-moderni la psiche ed il corpo preservavano ancora un mistero e quindi mantenevano al meno parzialmente una dimensione religiosa della quale bisognava tenerne conto, con l’avvenimento della secolarizzazione la medicina e la psicologia riducono corpo e psiche a meccanismi che bisogna “riparare”. La parola “riparazione” esprime bene il cambiamento di registro. Non si tratta più di ricomporre un tutto, olisticamente per renderlo più sano ed equilibrato integrando i vari componenti e tenendo conto dei vari livelli di vita ma di correggere un guasto tecnico, parziale e funzionale . Si continua a parlare di “guarigione” ma in realtà si intende “riparazione”, cioè come rendere funzionante e funzionale qualcosa che si è inciampato e che si è fermata. La mente ed il corpo vengono trattati quindi implicitamente come macchine che da guaste devono poter funzionare un’altra volta e produrre dei risultati.

Il paradosso di questa “visione tecnica e meccanica” della vita in generale, del corpo e dello spirito in particolare, tipica del nostro mondo contemporaneo, risiede nel fatto di cercare spesso la guarigione o riparazione nei meccanismi che l’hanno prodotta. E questo si verifica, secondo l’analista culturale canadese Charles Taylor, in tre dimensioni particolari. Infatti Taylor identifica tre anomalie che sarebbero tipiche del nostro tempo e che lui chiama disaggi: individualismo, ragione strumentale e autoritarismo morbido. Primo, l’individualismo nasce come movimento liberatorio perché permette, per la prima volta in modo massiccio e trasversale, di dare voce ai singoli che fino ad allora dovevano piegarsi al volere e alle logiche del gruppo d’appartenenza. Nel tempo però l’individualismo crea un proprio disaggio perché dando libertà non riesce più a convocare e a fare convergere gli individui ma piuttosto li separa e disperde. Secondo, la ragione strumentale nasce come ragione organizzativa e di sviluppo. Alla spontaneità della risposta dei gruppi si sostituisce la risposta razionale e coordinata che prevede un processo e non solo un momento di organizzazione parziale e transitoria non lasciando nulla al caso. Nel tempo però la ragione strumentale diventa ragione manipolatrice perché forza i complessi processi umani ingabbiandoli in schemi unilaterali e riduttivi. Terzo, la democrazia come consenso di tutti emerge come processo liberatorio contro la prepotenza dei forti e dei potenti schierati difensivamente come gruppi di elite, dando per la prima volta spazio e voci ai singoli che ormai incidono e orientano i processi decisionali, organizzativi e realizzativi dei sistemi sociali e politici. Nel tempo però quei gruppi democratici creano delle spinte dal basso concretizzate in modelli, mode e stereotipi dei quali diventa difficile staccarsi anche quando si percepiscono delle anomalie.

Questi tre disaggi descritti da Taylor non sono soltanto visibili al di fuori delle chiese ma sono presenti anche nelle chiese, in una loro versione religiosa. Per questo motivo “società” e “chiesa” tutte due faticano non solo a percepire e a descrivere vera la natura e la portata del  disaggio contemporaneo ma ancora di più a creare una vera alternativa. Per questo motivo la ricomposizione dell’animo umano, del disaggio sociale o di quello religioso, passa tramite una collaborazione fra religione e cultura per articolare una visione nuova della vita buona che poi ambedue articoleranno in modo particolare dipendendo del proprio ambito di esercizio. Ed una correzione importante da fare risiede appunto nel superamento di una concezione tecnica e meccanicistica della società ma anche della religione. Chiesa e società devono poter puntare alla “guarigione” e non solo alla “riparazione” delle parti del sistema e del sistema stesso che è inciampato.